Ingredienti per 4 porzioni350g riso (carnaroli, vialone nano, …) - 250g funghi porcini - 2 spicchi d’aglio - 1 peperoncino fresco - ½ bicchiere di vino bianco - 50g burro - 1l brodo caldo – nipitella - olio extra vergine d’oliva – sale - pepe
PreparazioneRosolare in una pentola 6 cucchiai di olio con gli spicchi d’aglio interi, il peperoncino tritato e la nepitella. Versare il riso e tostarlo fino a rendere i chicchi dorati, quindi sfumare con il vino bianco e lasciar evaporare.
Togliere l’aglio e aggiungere i funghi tagliati a fettine. Salare e pepare. Cuocere a fuoco basso il riso aggiungendo il brodo caldo e ultimare la cottura. Togliere dal fuoco, aggiungere il burro e mantecare amalgamando delicatamente. Servire il risotto caldo e cremoso, decorandolo con qualche fogliolina di nepitella (mentuccia).
NOTE STORICHE:la nepitella e simile alla menta nell'aroma, viene utilizzata in cucina per aromatizzare, carne, pesce, funghi e specialmente i carciofi.
Tra le varie proprietà, regolarizza l'intestino e aiuta a mantenere il benessere di tutto l'organismo. Le sue foglie sono ovate, con il margine che può essere leggermente dentellato. I fiori sono singoli ed appariscenti di colore violetto. Vedi anche La menta. La pianta La Calmintha nepeta è una pianta perenne aromatica cespugliosa, legnosa alla base, con fusti eretti, ramosi, alti circa 20-50 cm. Le foglie sono piccole, ovate ed acute, con margini lineari o leggermente dentellati. Le mente propriamente dette portano infiorescenze rotondeggianti con i fiori ravvicinati, mentre la mentuccia o nepetella, sfoggia fiori rosa, violetti con la caratteristica forma a bocca, tipica delle Labiate.
Da non confondere con la Mentha pulegium. In alcune zone d'Italia, infatti, tra cui Roma e Lazio, la Mentha pulegium, per questo detta anche "menta romana", viene anch'essa impropriamente denominata mentuccia. Le due specie si possono facilmente distinguere dall'infiorescenza: a sviluppo verticale con fiori singoli quella della nepetella, tondeggiante con fiori ravvicinati quella della M. pulegium. Alcuni autori la classificano nel genere Satureja, quello che comprende la santoreggia.