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| filastrocche Ognuno di noi diventa pittore a volte sarto a volte scultore un po’ pagliaccio un po’ saltimbanco con occhi allegri e sorriso bianco
Gli animi mesti diventano allegri gli sguardi tristi non sono più pigri coprono le maschere il volto di tutti ma i sentimenti rimangono aperti
Si veste Arlecchino dei suoi colori e Pulcinella dei suoi umori così lontani cosi vicini sorriso comune per tutti i bambini
Allegro l’umore felice il palato tra frittole chiacchiere e pan pepato stanche le membra soffuso il fracasso è in arrivo Martedì grasso. Vanno le gondole lente sul canale ci sono maschere del Carnevale. Altre maschere sono alla Salute si inchinano con eleganza e sono mute. Lungo le fondamenta balla Pulcinella e la musica è la tarantella. Arlecchino sogna la mortadella ma chi la mangia è Pantalone che è stato un gran riccone. Ricco è anche Balanzone che si crede un sapientone ma nessuno si fa curare per paura di morire, lo pagano con le monetine ma non vogliono prendere le sue medicine. Il mimo nel campiello è il segno della poesia ma il suo lenzuolo bianco nasconde la malinconia: è un’esile fanciulla con la faccia infarinata, si muove piano piano quasi pietrificata. Davanti ai piedi ha messo un cilindro nero tutti buttano soldi, ma la somma è sempre zero Signore e signori, fatevi avanti più gente entra, più siete in tanti! Correte a vedere la grande attrazione, la formidabile invenzione. Non sono venuto su questo mercato per vendere il fumo affumicato. Non sono venuto a questa fiera per vendere i buchi del gruviera. Il mio nome è Pulcinella ed ho inventato la moz – za – rel – la!
Da questa parte, signori e signore son Pulcinella il grande inventore! Per consolare i poveretti ho inventato gli spaghetti. Per rallegrare a tutti la vita creai la pizza Margherita! Olio, farina, pomodoro nulla vale questo tesoro. Ad ascoltarlo corre la gente, si diverte… e non compra niente!
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